martedì 30 aprile 2013

Che rospo!

29 aprile 2013 Camera dei deputati ore 20 voto alla fiducia governo Letta 


 

La mia personalissima posizione

Giuseppe Civati  29 /04/2013 ore 18.20
Non parteciperò al voto di fiducia del governo Letta. Ho deciso così, dopo giorni difficili, dopo avere atteso risposte che non sono arrivate, dopo avere valutato tutte le alternative e le possibilità che avevamo di fronte.
Questa mattina, al gruppo, abbiamo finalmente discusso, ma “a cose fatte”.
Incredibilmente fino a oggi non avevamo avuto la possibilità di affrontare la questione del cosiddetto governissimo (che avevamo per altro sempre escluso tutti quanti, almeno a parole), fino a oggi non c’era stata un’occasione e una sede in cui offrire la nostra opinione all’attenzione dei nostri dirigenti, fino a oggi non c’era stata la possibilità di decidere insieme quali fossero le ‘scelte’ del Pd.
Farlo oggi, prima del voto in aula, è stato certo importante, ma molto tardivo e di fatto inefficace: perché, arrivati al giorno della fiducia, le alternative erano finite davvero e non avevamo alcuna possibilità di cambiare, modificare, correggere il corso delle cose, nonostante lo scetticismo e le cautele di molti (che molti hanno ribadito nella riunione del gruppo di oggi).
Ho perciò preferito il dissenso all’ipocrisia e ho gentilmente respinto i richiami all’ordine, perché l’ordine si rispetta solo se in precedenza c’è stata la possibilità di esprimersi, di discutere e di votare sulla base di un’attenta valutazione del parere di ciascuno. Votare tipo «prendere o lasciare» non fa (o non dovrebbe fare) parte della cultura del Pd. (continua)


 
Altan L'Espresso


Modi di dire: ingoiare un rospo
Accettare un fatto spiacevole, sopportare un peso, adeguarsi a una situazione incresciosa.

Il rospo, nelle credenze popolari, è un animale velenoso, immondo, deforme e anche un po’ magico (c’è chi fa derivare il suo nome da haruspex, l’indovino dell’antica Roma). “Ingoiare il rospo” è dunque una metafora legata al disgusto e alla ripugnanza provocata da questo anfibio; anticamente si diceva anche “ingoiare la rana”. Inoltre nella cultura popolare è viva l’immagine del serpente che cattura il rospo e lo deglutisce e digerisce con grande sforzo. Non è chiaro il collegamento, se c’è, con l’opposto “sputare il rospo”, d’origine romanesca e poi diffusosi in tutta Italia. Nel gergo, infatti, il rospo era il “segreto” e dunque sputarlo significava confessare la verità, dire quello che si sa, sfogare il proprio malumore.



Il rospo
Mauro Biani

La resa e la fine

Postato in Senza Categoria il 28 aprile, 2013
Fanno un po’ di tenerezza gli ex malpancisti Pd che questa mattina si attaccano ai nomi decenti del nuovo governo per chinare il capino e votare la fiducia.
Parlo dei vari Gozi, Puppato, Tocci, Cuperlo, Scalfarotto e cosí via: erano almeno 50 – diceva Pippo Civati ancora ieri – e ora sono tutti lí a rientrare frettolosamente nei ranghi.
Fa tenerezza sentirli sostenere che nell’esecutivo «non ci sono indigeribili» (stomaco forte, mandar giù gente che un mese fa occupava il Palazzo di giustizia di Milano per difendere il Capo alla sbarra). E che «ci sono figure di garanzia» (certo, peccato che garantiscano soprattutto le aziende del Cavaliere, la Compagnia delle opere e i consigli comunali mafiosi).
Eletti per portarci fuori dal ventennio di B. e delle sue cricche, questi parlamentari ne preserveranno invece la continuità di potere, armandosi oggi di ogni possibile alibi: soprattutto, suppongo, per non sputare sullo specchio appena si alzano al mattino.
La loro probabile resa – forse resisterà solo Civati, chissà – tuttavia non sancisce solo una vittoria epocale di Berlusconi.
Sancisce anche la fine della rappresentanza della sinistra italiana, risucchiata e annegata nel super centro andreottiano del giovane Letta, nei suoi infiniti rapporti di potere e nella sua  missione di preservazione e rafforzamento di questi poteri.
Lo ha scritto bene Marco Damilano, lucido e disincantato come sempre: fuori dal gran papocchio di melassa lettiana resta solo il Movimento 5 Stelle. Ed è questo, salvo miracoli, il bipolarismo che ci aspetta.
Alessandro Giglioli





SERGIO STAINO

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